Laura Ferretti
PAINTER
LAURA FERRETTI: LA CONQUISTA DI UNO SPAZIO INTERIORE Prof. Gabriele TUROLA critico d’arte I dipinti di Laura Ferretti parlano di garbo, di delicatezza, esprimono il desiderio di vivere in un mondo intimo e segreto, che però trova corrispondenza col paesaggio. Il rifiuto del caos spinge la Ferretti a cercare un ordine superiore,hegeliano in cui si conciliano due aspetti dialettici: l’io dell’artista e la freschezza di un universo visto con stupore, come all’alba della creazione. Da qui deriva la capacità di contemplare le cose con un senso di estatica meraviglia come fosse per la prima volta, senza abituarsi al deja vu, ai luoghi comuni, anzi facendo tabula rasa per lasciar spazio all’improvvisazione, alla pennellata impetuosa. Ed è proprio questa meditata immediatezza che costituisce il mezzo con cui l’artista traccia un proprio percorso, teso verso la luce che diventa sostanza di tutte le cose, che impregna di sé i fiori, le colline,i boschi, le acque. Ricordiamo che le ultime parole di Goethe morente furono:Aprite anche la seconda imposta nella stanza affinché entri più luce ( Verso la luce ). Ebbene Laura Ferretti apre le finestre dei suoi sensi e del suo cuore, spalanca i suoi sguardi e si predispone a uno stato d’animo ricettivo proprio per captare quella luce che rende impalpabili tutte le cose, che le trasfigura in una sorta di mistico alone, che è metafora di conoscenza profonda, trasporto lirico. Nei suoi dipinti la luce diviene colore e viceversa il colore si trasforma in luce proprio per riportarci all’origine della vita, all’elemento primigenio da cui derivano i mille aspetti particolari. Laura Ferretti basa la sua ricerca pittorica sulla combinazione di infinite gamme cromatiche e sfumature cangianti che visualizzano il fluire delle stagioni, lo scorrere del tempo, però all’interno di queste mutazioni si coglie la volontà di approdare a qualcosa di duraturo, di stabile. L’artista stessa dichiara: "Ci sono molti fiori: essi rappresentano l’umanità. Amo gli effimeri fiori che allietano e profumano il mondo, amo gli effimeri uomini che vorrebbero essere eterni "( Sotto il cielo blu: fiori di campo ). Ebbene in questa dichiarazione si riscontra che la pittura per l’artista toscana costituisce un viaggio che non si perde nel vuoto e nella pura casualità ma che conduce a una meta precisa, a un ordine superiore. L’artista attraverso una pennellata vibrante, fluida rende i suoi paesaggi quasi impalpabili, irreali, sognanti, li smaterializza in trascrizioni di pulsioni poetiche, di slanci emotivi. L’onda non è più onda ma assurge al ruolo di qualcosa di assoluto, diventa l’acqua della vita; così i cieli gialli esprimono una sinfonia interiore; lo splendore lunare ci invita alla fantasticheria romantica; i fiori primaverili quasi ci risucchiano in un abisso di sensazioni, come evidenzia il titolo emblematico " Gioia di inabissarsi ". L’artista infatti ricollegandosi al leopardiano verso "E il naufragar m’è dolce in questo mare" si perde nel respiro dell’Infinito, quasi si dissolve fondendo la sua anima con tutte le cose. Ma proprio in questo smarrimento la Ferretti ritrova se stessa come parte essenziale del cosmo. Così il suo sentimento di malinconia si stempera in un sano ottimismo, come è sottolineato dalle atmosfere dei suoi dipinti, pervase di serena armonia e di elegiaca contemplazione. Le pennellate e i colpi di spatola di Laura Ferretti ci appaiono simili a un velo che nasconde e nello stesso tempo si solleva per rivelare le emozioni che appartengono a noi tutti, un velo che ci lascia intravedere il desiderio da parte dell’artista di crearsi una sua oasi di pace dove rifugiarsi. Questo velo è metafora dell’arte stessa, intesa come fuga nel sogno e nello stesso tempo come dialogo col mondo, ricerca di uno spazio interiore, volontà di apertura nei confronti delle cose per ricevere ispirazione dai colori, dai suoni, dai profumi. Per questo le opere della Ferretti sono legate al dato sensoriale e contemporaneamente lo superano. L’ artista, infatti, parte dallo spunto paesaggistico per sviluppare una sua sigla personale che si proietta verso gli esiti della pittura informale, come si può constatare osservando i suoi tocchi di pennello e i suoi colpi di spatola che descrivono elementi reali ma che accennano, che restano lievi, sfumati, eterei, allusivi per comunicarci l’immediatezza della percezione e il trasporto della passione. In tal modo il finito e il non-finito, la descrizione realistica e la resa di un colore simbolico, intriso di pura energia psichica, si fondono felicemente. Insomma la realtà si riduce a pretesto per far esplodere una tavolozza di colori vivaci, musicali che ci riportano alle "Improvvisazioni" di Kandinskj, colori che rappresentano qualcosa d’altro, un gesto liberatorio capace di trasformare il vuoto, il caos in silenzio, in armonia, in gioia creativa ( Peperoncini ). L’artista intinge i suoi pennelli nella linfa delle piante, nella luce del sole catturando così una scintilla di quel fuoco misterioso che arde nella creazione e dentro di noi.