INTERVISTA A LAURA FERRETTI
Dott.ssa Clorinda RUZZI critico d’arte
Alla
kermesse
nazionale
d'arte
contemporanea
di
Bastia
Umbra
felice
incontro
con
una
mia
conterranea,
Laura
Ferretti,
che
debutta
in
questa
Expo
d'arte
'90
con
solido
talento
e
pregevole
solarità,
armonicamente
marcata
dagli
ocrati e serenatori cromatismi della maremma grossetana.
Vorrei
le
tue
impressioni,
Laura
su
questa
Expo
arte
'90.È
evidente
l'ampio
respiro
culturale
di
questa
rassegna
che
ha
coinvolto
artisti
di
vari
campi,
che
ha
avvicinato
sensibilità
e
poetiche
di
avanguardia
(un
esempio
per
tutti
le
coioratissime
statue
lignee
di
Molinari)
ed
altre
rivolte
ad
una
visitazione
del
passato
come
avviene
nelle
opere
di
Marchionni
piene
di
magiche
evanescenze
come
antichi
affreschi.
Un
ventaglio
amplissimo.
Forse
le
gallerie
sono
troppe
rispetto
agli
artisti
e
questo
riduce
la
possibilità
di
un
confronto
diretto.
Confronto
oggi
particolarmente
importante visto che è difficile penetrare oltre la scorza di questa realtà contraddittoria e incoerente.
Che cosa riporterai in Maremma di questa tua esperienza umbra ?
Sicuramente
le
aspettative
erano
molte,
come
sempre
accade
a
chi,
come
me,
si
è
mantenuto
a
lungo
ai
margini
di
una
realtà
e
poi,
una
volta
guadato
il
fiume,
vorrebbe
capire,
penetrare
un
mondo
intero.
L'Umbria
Expo
Arte
è
alla
sua
prima
edizione
e
dunque,
nonostante
i
suoi
molti
innegabili
pregi,
non
ha
avuto
(e
quindi
non
ci
ha
dato)
un
vero
impatto
con
la
critica
anche
se
c'è
stato
un
fattivo
scambio
di
opinioni
tra
noi.
E
dunque
porto
a
casa
alcuni
nomi
di
persone,
artisti
e
galleristi,
con
cui
il
dialogo
è
stato
profondo
e
costruttivo.
Da
amici.
Porto
a
casa
molte
e
diverse
annotazioni,
più
positive
di
quanto
avessi
sperato,
fatte
da
addetti
ai
lavori
e
non.
Porto
a
casa,
e
questa
è
la
cosa
più
importante, una grande voglia di prendere in mano spatola e pennelli per fissare idee ed emozioni.
Quali ritieni siano gli elementi distintivi il tuo modo di dipingere ?
Da
sempre,
e
tu
lo
sai,
sono
stata
affascinata
dagli
alberi,
dai
fiori,
dalla
natura
che
mi
circonda.
Andare
per
sentieri
della
Maremma
mi
ha
sempre
riempito
di
gioia.
Amo
la
mia
terra,
la
sua
luce
tersa
che
fa
brillare
le
pozze
d'acqua
tra
lo
sparto
bruciato
del
padule,
amo
questo
mescolarsi
e
confondersi
di
dolcezza
e
asperità.
Quando
sono
davanti
alla
tela
è
questo
che
ho
negli
occhi
e
nel
cuore.
Forse
è
per
questo
che
i
miei
colori
sono
puliti
e
intensi,
che
la
luce
ha
un
ruolo
fondamentale,
forse
è
per
questo
che
alterno
la
pennellata
piatta
e
rapida
alla
spatola
che
taglia
e
sottolinea
le
asperità
quasi
a
ricordare
che
al
fondo
di
questa
terra
ridente
c'è
un
passato
di
amarezza
e
di
sudore.
Oggi
l'essere
circondati
da
tanta
bellezza
sembra
quasi
un
lusso,
eppure,
secondo
me,
è
l'unica
possibilità
di
vivere
e,
se
si
ha
questa
fortuna, non è un dovere comunicare la gioia, la carica vitale che ne derivano ?
Come è stato e come avresti voluto rincontro con il pubblico qui a Bastia Umbra ?
Direi
che
le
persone
che
si
sono
soffermate
a
parlare
con
me
abbiano
còlto
certi
tratti
fondamentali
delle
mie
opere.
Aggettivi
come
solari,
luminosi,
sereni,
gioiosi,
ed
anche
qualche
poetico,
sono
stati
usati
molto
spesso
e
questo
mi
ha
fatto
sinceramente
piacere.
Spesso
il
pubblico
dell'Expo
era
stanco
e
frastornato
dall'eccesso
dei
messaggi,
tanto
che
sovente
era
più
un
passante
che
un
pubblico,
però,
quando
si
fermava
e
guardava,
il
feed-back
c'era,
lo
stessa,
per
vedere l'esposizione, ho impiegato molti giorni ed ogni volta scoprivo nuovi artisti, nuove suggestioni.
Quando,
infine,
il
rapporto
pittore
pubblico
risulta
elemento
positivo
alla
coeducazione
all'arte,
eventuale
stimolo
di
crescita e creatività per il pittore ?
Non
so
:
forse
sempre,
forse
mai.
Mi
spiego
meglio.
Non
esiste
comunicazione
se
non
c'è
ricevente,
ovvero
pubblico,
però
…
le
teorie
sull'incomunicabilità
hanno
fondamento.
Certo
lo
stimolo
maggiore
giunge
al
pittore
attraverso
gli
occhi
e
quindi
attraverso
il
confronto
con
le
opere
di
altri
artisti
del
presente
come
del
passato.
È
altrettanto
importante
che
occhi
estranei
facciano
da
specchio
alle
nostre
opere
in
modo
da
poter
vedere
obiettivamente.
Sai
che
se vuoi vedere se c'è qualche errore in un disegno non lo devi guardare direttamente ma riflesso in uno specchio ?
So,
Laura
cara,
e
con
questo
quasi
pirandelliano
suggerimento
ti
aspetto
su
sentieri
più
alti
e
mi
auguro
di
trovare,
comunque, "errore" nello specchio dei tuoi quadri, errore che alimenti la sete di crescita, cioè la sete di vita.