CHE POSSA IL COLORE DIRMI
Prof. Giulio GASPAROTTI, critico d’arte e saggista
Ampi
e
profondi
orizzonti
consumano
la
rappresentazione
di
questi
paesaggi,
nei
quali
sembra
di
ascoltare
il
lento
fruscio
dell'aria,
mescolato
ai
riflessi
che
ne
assimilano
la
traccia,
per
non
sottrarla
al
reale
rapporto
con
le
cose.
Mimetizzato,
nel
commento
dei
colori,
c'è
lo
scorrere
e
il
moltiplicarsi
delle
spatolate
brevi
e
ritmiche,
che
materializzano il reale in esuberanze di
veduta, dove i colori a volte sembrano esplodere nell'astrazione.
La
realtà
rivive
nell'identificazione
dell'ambiente
in
virtù
degli
effetti
ottici
come
un'allusione
di
spazi,
al
di
là
di
quelli
colti e fermati sulla tela.
Spesso
attraverso
lampi
che
dopo
aver
lasciato
la
loro
traccia,
non
scompaiono,
ma
restano
nella
memoria,
nel
momento di concedersi alla forma.
In
questa
specie
di
fuga,
non
si
sa
se
sia
la
forma
a
investirsi
della
pittura,
o
viceversa,
grazie
ai
colori,
agli
spessori,
all'andirivieni e al disporsi del brio degli
accostamenti.
Nel divenire presenza, fenomeno, o metamorfosi.
Nel farsi vedere e sentire, nell'uscire allo scoperto con forza e
intensità, nei cangiamenti di luminosità.
Tutto
e
tanto
diverso
dall'Impressionismo
e
dalla
pittura
veneto-veneziana,
senza
il
conforto
di
velature
e
di
trasparenze che non
sarebbero consequenziali, almeno di voler annullare la reazione emotiva.
Non dobbiamo guardare il dipinto, ma nel dipinto.
Non
dalla
platea,
dal
palcoscenico.
Non
solo
le
figure
e
la
rappresentazione.
Il
nostro
interesse
deve
rivolgersi
all'unità
di
tutte
le
cose,
dell'insieme
dei
vari
elementi,
alla
loro
stretta
corrispondenza,
per
cogliere
fra
le
nostre
impressioni,
quelle che risaltano maggiormente, che svelano l'animo dell'artista e non solo la sua abilità.
Il paesaggio della Ferretti è un canto libero.
È
di
tradizione
evoluta.
Localizzato,
finché
si
vuole,
nelle
componenti
ambientali
della
sua
terra,
ma
un
frammento
visivo
di
un
processo
infinito,
in
un
continuo
divenire,
tale
da
comportare
la
fine
del
concetto
di
immagine,
retaggio
dell'Impressionismo.
Il
sentimento
pieno
e
caldo
della
natura
inonda
i
suoi
quadri,
con
qualcosa
di
più
dei
soli
elementi
estetici.
Affiora
una
linea
di
pensiero,
tesa
a
considerare
il
quadro
non
come
ricettivo
di
una
realtà
immediata,
bensì
un progetto di scelte culturali di
espressione e di creatività spontanee.
Anche
"
La
nave
etrusca
nella
tempesta
",
minuscola
nel
mare,
confusa
al
largo
nella
mobile
barriera
di
onde
e
di
nuvole,
nella
luce
trasfigurata,
non
è
altro
che
un
paesaggio
che
sfugge
ai
limiti
dello
spazio,
per
convergere
verso
una
pianura accidentata.
È un'immagine viva che entra nel ritmo dell'immaginazione.
Ogni colpo di spatola, in generale, ha una doppia valenza, di
colore e di timbro.
La luce non cambia il colore, modifica la qualità
del timbro,
essendo l'ombra ad agire da contrasto.