XII STAZIONE – MORTE DI GESÙ (EUTANASIA)
I
pii
israeliti
hanno
condannato
a
morte
Gesù
poiché
“bestemmiava”
sostenendo
di
essere
il
Figlio
di
Dio
e,
dunque,
Dio Egli
stesso.
L’uomo
di
oggi
ha
deciso
di
poter
fare
a
meno
di
Dio
nella
sua
vita.
Anzi
vuole
sostituirsi
a
Lui,
vuole
“legalmente”
essere
artefice della vita e della morte.
L’eugenetica, i laboratori per creare bambini in provetta, ma anche l’aborto, gli esperimenti con
gli embrioni.
Ed in fine l’eutanasia. Già la “dolce” morte che rende possibile l’eliminazione di un essere umano.
La sofferenza perde il suo valore salvifico e si fa alibi di morte.
La morte di Gesù è fonte di salvezza.
L’eutanasia di perdizione.
Staccare
una
spina
è
diabolicamente
semplice.
Speriamo
però
che,
aldilà
di
tutto,
la
mano
si
ritragga
e
la
spina
rimanga al suo
posto.
Solo Dio sa quando è il momento per nascere e per morire.
Gesù
è
stato
lasciato
morire.
Il
tema
dell’eutanasia
è
così
scottante
e
controverso,
coinvolgente,
provocatorio
che
è
meglio
non
sfiorarlo,
lasciando la più ampia libertà…di pensiero.
L’artista
ne
ha
fermato,
forse
per
esperienza
personale,
una
delle
fasi
più
note
e
più
comuni,
conosciute
e
sopportate,
superate
e
segnate
dal … miracolo.
Un
paziente
in
rianimazione
tra
le
apparecchiature
salva-vita.
Medici,
paramedici,
parenti
oltre
la
tenda,
in
attesa.
Ci
si
dà
da
fare
per
la
partenza del corpo o dell’anima? Io non me ne sono reso conto, allora.
Ora,
penso,
che
la
partenza
dell’anima
che
si
trova
di
fronte
a
Dio
e
che
prende
finalmente
coscienza
dell’entità
dell’Io
umano
e
dell’anima
del
mondo,
del
parallelismo
esteriorità
del
corpo
e
interiorità
dello
spirito,
dell’unità
dell’io
e
del
non
io,
sia
rimasta
in
solitaria
e
incosciente
purezza, in mancanza di consapevolezza delle proprie azioni.
La
scena
più
vera
di
così
non
poteva
essere,
compresa
la
sovrastante
presenza di Cristo: l’ultima speranza.
La
fede
assiste.
La
coscienza
(singola
e
collettiva),
la
mente,
il
cuore,
la
politica, gli opportunismi si sono emarginati nella scelta. Come Pilato.
Non scegliere la morte, oppure l’incapacità di vivere la morte.
Gesù ha scelto e ha portato con Sé quest’ultima responsabilità.
Il
sensibile
e
flessibile
linguaggio
figurativo
e
le
colorite
varianti
polarizzano
in
senso
tonale
l’accadimento.
Le
stesure
affrontano
il
contrasto
di
una
gravezza
senza
dramma
apparente.
Lo
sfondo
si
trasforma,
con
i
particolari,
in
agente
spaziale
e
in
dispositivo
prospettico
che
rinviano
alle
certezze
e
alle
convinzioni
dell’osservatore, senza ulteriori implicazioni.
La
mano,
in
basso
a
destra,
nella
luce
fredda,
è
pronta
ad
accogliere:
tutto vi si può innestare. Spirito e ideologia.
Quel caso? No, quella persona!
L’OPERA VISTA DA DON RINALDO
Don Rinaldo GUSSO
Prof. Giulio GASPAROTTI