GLI ETRUSCHI DI LAURA FERRETTI AL MUSEO ARCHEOLOGICO DI GROSSETO
Dott.ssa Maria Grazia CELUZZA
Direttrice del Museo Archeologico di Grosseto
Nelle
sale
del
Museo
Archeologico
di
Grosseto
si
snodano
le
tele
della
pittrice
Laura
Ferretti.
“
Profonde
radici:
gli
Etruschi e il
loro mondo
”: una mostra che veramente merita un ampio e soprattutto motivato pubblico.
L‘opera
della
Ferretti
si
iscrive
in
un
progetto
che
ha
le
sue
radici
molto
lontane.
Non
ci
dobbiamo
riferire
alla
conoscenza
scientifica,
che
è
altra
cosa,
ma
all’effetto
che
la
scoperta
degli
Etruschi
ha
avuto
su
un
largo
pubblico
ed
in particolare sulla cultura europea.
Siamo
alla
metà
circa
dell’
ottocento.
La
cultura
etrusca
diviene
la
bandiera
dell’anticlassicismo
poiché
questa
arte
era
esattamente
il
contrario
del
classicismo,
dell’accademismo,
di
tutte
quelle
cose
che
l’arte
europea,
gli
artisti
europei
cominciavano
a
sentire
un
po’
pesanti,
come
un’eredità
da
cui
liberarsi.
Questo
atteggiamento
verso
l’arte
etrusca
raggiunge
il
suo
culmine
nel
primo
novecento.
Dal
punto
di
vista
letterario
possiamo
ricordare
David
Herbert
Lawrence
(l’autore
de
L’amante
di
lady
Chatterly
)
il
quale
ha
scritto
il
libro
Paesi
Etruschi
o
Luoghi
Etruschi,
secondo
le
stampe,
nel
quale
vede
il
mondo
etrusco
in
modo
totalmente
ascientifico,
in
modo
puramente
poetico.
Vede
negli
Etruschi
il
mito
di
quella
libertà,
di
quella
naturalezza
nei
comportamenti,
di
quel
superamento
delle
convenzioni
borghesi
che
costituivano
il
suo
convincimento
più
profondo.
La
tematica
ricorrente
delle
sue
opere.
Ma
possiamo
ricordare
anche
un
altro
episodio
nel
campo
artistico,
tanto
per
soffermarci
solo
su
elementi
estremamente
significativi:
la
scoperta
dell’Apollo
di
Vejo.
Fu
uno
shock
artistico,
fu
uno
shock
culturale.
Questa
statua
fu
addirittura
rappresentata,
nel
1920,
l’anno
della
sua
presentazione
dopo
il
restauro,
su
un
manifesto
ufficiale
della
Biennale
di
Venezia.
Un
cerchio
si
chiude:
l’Apollo
viene
considerata
l’opera
più
di
avanguardia,
il
simbolo
di
ciò
che
di
più
moderno si potesse
presentare.
L’arte
etrusca
alla
pari
con
tutte
quelle
arti
non
classiche,
non
europee
a
cui
tutti
gli
artisti
europei
potevano
ispirarsi
per
rinnovare
dalle
radici
l’arte
europea.
Abbiamo
visto
che
il
rapporto
tra
l’arte
e
gli
Etruschi
è
estremamente
stretto.
Un
rapporto
indipendente
dalla
conoscenza
scientifica,
come
ho
accennato
all’inizio.
Questo
perché
l’artista
ha
una
libertà
di
interpretazione,
una
libertà
di
utilizzo
di
ciò
che
l’antichità
ci
ha
tramandato
che
lo
studioso
non
ha.
Lo
studioso
deve
attenersi
scrupolosamente
ai
dati,
ai
fatti,
a
quello
che
i
documenti
testimoniano,
deve
dare
di
essi
un’interpretazione
che
non
lasci
spazio
all’immaginazione,
alla
fantasia.
L’artista
invece
può
interpretare
liberamente.
E talvolta la sua interpretazione libera può
arrivare anche più lontano di quella dello studioso.
Che cosa dire andando all’oggetto di questa mostra, parlando dei quadri di
Laura Ferretti?
È
chiaro
che
la
sua
ispirazione
è
stata
presa
dalle
opere
più
note
dell’arte
etrusca.
Abbiamo
qui
un
panorama
che
tutti
conosciamo,
in
particolare
la
pittura
di
Tarquinia
da
cui
sono
stati
estrapolati
elementi
veramente
significativi,
particolari
che forse qualcuno non ricorda.
Per
esempio
quei
particolari
della
Tomba
della
caccia
e
della
pesca
che
tornano
più
volte
perché
evidentemente
da
essa l’artista è stata colpita particolarmente.
Quello
che
dobbiamo
chiederci
è
il
perché
di
questa
organizzazione
delle
immagini
così
strana:
la
spirale,
la
sezione
aurea
che
è
evidentemente
l’ottica,
la
chiave
espressiva
che
l’artista
ha
scelto.
La
sezione
aurea
è
una
costruzione
geometrica
che
risponde
ad
una
particolare
formula
matematica
la
quale
permette
di
ricavare
da
un
rettangolo
di
proporzioni
fisse,
auree
appunto,
tanti
quadrati
all’infinito
in
modo
tale
che
resti
sempre
un
rettangolo
che
abbia
le
stesse
proporzioni
del
rettangolo
iniziale.
Tutto
questo
porta
quindi
a
costruire
quadrati
sempre
più
piccoli.
Da
essi
la
spirale
che,
pur
essendo
una
costruzione
geometrica,
è
un
segno
pieno
di
significati.
La
spirale
è
l’infinitamente
grande
e
l’infinitamente
piccolo.
Se
guardiamo
verso
il
centro
andiamo
verso
l’infinitamente
piccolo,
se
ci
allarghiamo
andiamo verso l’infinitamente grande.
È
un
segno
che
porta
anche
ad
un
accumularsi
di
significati
nelle
opere
di
Laura
Ferretti.
Che
cosa
dire,
perché
questa
sezione aurea, perché questa spirale?
È chiaro che dobbiamo pensare
all’antichità, al tempo.
Ad una visione del tempo forse spiraliforme?
È una cosa che abbiamo visto tante volte nell’antichità,
nella letteratura, nella filosofia. Ma io direi che questa scelta
ci porta anche ad un altro elemento molto tipico: a quel che di
esoterico, di misterioso che gli Etruschi portano con sé.
Mistero che, ancora una volta, gli studiosi rifiutano perché non possono
accettare un mistero, non possono dire c’è un
mistero, devono dire non sappiamo. Ovviamente, l’artista può cogliere il mistero,
trasmettere anche il mistero.
E proprio su questo suggerimento di lettura io mi fermerei.
Ma
non
dimentichiamo
il
resto
della
produzione
dell’artista:
i
suoi
paesaggi
fatti
a
spatola,
liberi,
dirompenti.
I
luoghi
degli Etruschi vivi ancora.
Vorrei
buttare
lì
una
proposta,
un
seguito
che
può
dare
una
strada
di
sviluppo
per
la
tematica
di
Laura
Ferretti
potrebbe
essere
proprio
l’incontro
fra
i
paesaggi
e
gli
Etruschi.
Qualcosa
in
cui
i
due
filoni
della
sua
produzione
si
vadano ad incontrare e diano qualcosa di nuovo.
Qualcosa che speriamo di vedere presto.